Lode alle donne afgane.

Mercoledì 15 aprile ’09, centinaia di donne afgane hanno apertamente sfidato in piazza il governo di Kabul che il mese precedente aveva approvato una legge che consente agli uomini di etnia sciita di consumare uno stupro all’interno del matrimonio. Tale legge vieta alle donne di uscire di casa, di cercare lavoro o anche di andare dal medico senza il permesso del consorte; e affida la custodia dei figli esclusivamente ai padri e ai nonni. Permette inoltre tacitamente il matrimonio di bambine e assicura agli uomini maggiori diritti in materia di eredità. La pena prevista per chi viene scoperto a trasgredire è la lapidazione.
Queste giovani donne, dimostrando un coraggio eccezionale hanno gridato tutta la loro rabbia verso un governo che non le tutela anzi le rende ancora più schiave e succubi dei maschi-padroni, eredi di una cultura tribale ed incivile che considera le donne meno che niente, mera proprietà privata, prive di diritti, serve e schiave sessuali di uomini dominati da ideologie religiose aberranti e a loro volta succubi di poteri totalitari che sfogano la loro sottomissione pubblica nel privato, rifacendosi sulle donne, considerate più deboli.
Durante la manifestazione le donne sono state prese a sassate da un gruppo di uomini che hanno inveito contro di loro con frasi offensive e minacce di morte.
Ma quando è iniziata la guerra in Afganistan non ci avevano detto che lo facevano anche per liberare le donne vittime dei Talebani? Hamid Karzai, il presidente che tanto piace ai governanti occidentali, ammirato per l’eleganza delle sue mises e per la sua barba ben curata, non doveva dare una svolta al suo paese, fargli fare il balzo in avanti, dopo che i Talebani lo avevano fatto precipitare indietro di secoli? Il risultato di tanti anni di guerra, di dolori, sofferenze ed umiliazioni non solo per le donne, ovviamente, ma per tutto il popolo afgano è questa bella legge che Karzai il filooccidentale, ha fatto approvare per ingraziarsi l’elettorato talebano in vista della campagna elettorale del prossimo agosto. Può la sete di potere fermarsi di fronte ai diritti più elementari dell’altra metà del cielo? Certo che no. Questa legge è l’ennesima dimostrazione della pericolosità del Potere e del fallimento di una guerra insensata e crudele fatta non per “esportare” la democrazia o catturare il “diavolo” Osama Bin Laden, (a proposito qualcuno ne ha sentito più parlare di recente?) come i governi occidentali volevano far credere ai loro cittadini per costringerli ad approvare l’aggressione ingiusta ad un intero popolo e a farsi ammazzare in nome di un ideale superiore, la liberazione dai cattivi talebani, prima amici e poi nemici. George Orwell questi cambi di prospettive ed opinioni li ha descritti molto bene nel suo capolavoro “1984”.
Le donne afgane meritano tutto il nostro rispetto e la nostra ammirazione. Scendere in piazza a protestare sfidando a viso aperto una società oppressiva e repressiva, come quella afgana richiede un coraggio enorme ed una forza che solo la voglia di libertà può dare. Noi anarchici conosciamo bene il valore delle parole LIBERTA’, RISPETTO per la DIGNITA’ di tutti gli esseri umani, indipendentemente dall’appartenenza sessuale, dal colore della pelle o da qualsiasi altra differenza che la natura o la cultura hanno contribuito a creare tra gli esseri umani. Esse ci guidano nella nostra pratica quotidiana, fanno parte del nostro DNA.
Avrei voluto che in questa parte del mondo ci fossero state manifestazioni a sostegno della lotta delle “sorelle” afgane. Evidentemente anche la tanto proclamata “sorority” è finita nella pattumiera ideologica in cui si raccolgono i rifiuti delle ideologie dei movimenti ex-post-sessantottini. La crisi economica, seguita all’edonismo dei decenni passati, si traduce in crisi di idee e in mancanza di solidarietà. Del resto il capitalismo selvaggio, la corsa all’arricchimento privato, il falso godimento di beni materiali, la falsa liberazione sessuale, hanno contribuito pesantemente a guastare le coscienze, lavorando nel profondo della psiche degli esseri umani rendendoli soli di fronte allo specchio della vita. Gli anni passati hanno lasciato solo macerie dietro di sé, l’umanità è più sola e disperata, più cattiva ed egoista, impaurita. La speranza di un futuro migliore, più giusto può venire da notizie come questa.
Da tante giovani donne afgane che si ribellano ad un sistema patriarcale e violento ormai fuori dalla storia, che come tutti i movimenti destinati a morire tenta l’ultimo (speriamo) colpo di coda. LODE ALLLE DONNE AFGANE.

Una individualità anarchica siciliana