Basta morti sul e dal lavoro.

il 28 aprile si è tenuta la prima udienza del processo Truck Center di Molfetta.
Riportiamo una breve cronaca di esso. Questo processo deve diventare altrettanto importante come quello della Thyssen - anche se in una piccola realtà come Molfetta questo è difficile -.
La rete nazionale per la sicurezza si mobiliterà sin dal primo giugno a livello regionale: “Prenderemo nelle nostre mani la lotta perchè i lavoratori e i familiari abbiano una voce e una forza d'impatto per far venire fuori i veri responsabili - che ora sono ancora fuori dal processo -, e sin da adesso lanciamo l'appello regionale perchè il 1° giugno si sia tutti a Molfetta”.

Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro - sede di Taranto - 3471102638

Molfetta - All'esterno del Tribunale c'è la foto di Biagio Sciancale, incollata ad una striscione che grida giustizia, ad accogliere quanti hanno deciso di assistere al processo che darà nome e volto ai responsabili della morte di Vincenzo Altomare, 64 anni, Luigi Farinola, 37, Michele Tasca, 20, Guglielmo Mangano, 44 titolare e operai della Truck Center, e dello stesso Biagio, 22 anni. I cinque persero la vita dopo essersi calati, uno dopo l'altro, in una cisterna che doveva essere lavata. Era il 3 marzo del 2008. Biagio è una delle cinque morti bianche di quella tragedia del lavoro. Quello striscione è stato sistemato lì, dagli amici del giovane e dal suo papà, Stefano.
Nell'aula delle udienze penali, della sezione distaccata di Molfetta, non c'è spazio. Gli avvocati sono di fronte al giudice monocratico, Lorenzo Gadaleta. Rappresentano gli imputati (Mario Castaldo e Alessandro Buonopane, dirigenti di Fs Logistica, proprietaria della cisterna in rimessaggio alla Truck center; Pasquale Campanile, dirigente della società La 5 Biotrans, incaricata del trasporto, e il suo autista Filippo Abbinante, che trasportò la cisterna, la Truck center, la Fs Logistica e La 5 Biotrans di Bari) e i familiari delle vittime.
Davanti, accanto agli avvocati, sempre di fronte al giudice, c'è anche il sostituto procuratore della Repubblica, Giuseppe Maralfa, la pubblica accusa. Ci sono anche i parenti delle vittime. Tutti insieme. «Da quando mio figlio è morto - afferma Grazia Sciancale pore, mamma di Michele Tasca – io sono morta con lui.
Seguirò tutte le udienze. Voglio guardare negli occhi le persone che hanno causato tutto questo. Anni fa ho perso mio marito. Ma la morte di un figlio è tutta un'altra cosa. Per gli altri miei figli e per la gente devo fingere che tutto sia passato. Ma quando sono sola, non posso mentire a me stessa».
Sono le 9:30 quando il processo, forse il più imponente per numero di imputati (sette tra persone fisiche e aziende), di avvocati coinvolti, 14, di costituzioni di parte civile presentate, 20, celebrato a Molfetta negli ultimi anni ha inizio. La prima è una udienza «filtro». Non ci sono testi.
Si sbrigano le fasi preliminari. L'avvocato dell'INAIL, Francesco Fatone, già costituitasi parte civile, chiede che venga ammessa la richiesta di citazione dei responsabili civili nei confronti della Truck Center.
L'istanza, al termine dell'udienza verrà rigettata. Stessa richiesta viene avanzata dagli altri legali ma nei confronti della Fs Logistica e de La Cinque Biotrans. Sarà accolta. Al termine dell'udienza il giudice stabilisce anche il calendario delle udienze: due a settimana, tutti i lunedì, a partire dal 1 giugno, e i venerdì. Perché questo processo «ha precedenza assoluta».
L'avv. Marcello Magarelli, legale di Giulia Caradonna, vedova di Luigi Farinola, commenta all'esterno dell'aula: «si prospetta un processo rapido e giusto». Il primo a salire sul banco dei testimoni sarà Cosimo Ventrella, unico dipendente della Truck Center a non essersi calato nella cisterna ma rimasto intossicato. E intanto già cominciano a delinearsi le strategie difensive.
Maurizio Altomare, difensore Truck Center, sentenzia: «in questo processo non sono presenti i reali responsabili dell'incidente». E c'è chi ipotizza di far riaprire le indagini con un esposto per trascinare in giudizio altre persone e altre società.

Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro